lunedì 19 gennaio 2015

Economisti XX secolo Carlo M Cipolla (M un idea sua!)


TEORIA DELLA STUPIDITÁ



Carlo Cipolla (Pavia15 agosto 1922 – Pavia5 settembre 2000) è stato uno storico italiano, specializzato in storia economica. Ha insegnato in Italia e negli Stati Uniti. Nelle pubblicazioni viene abitualmente nominato come Carlo M. Cipolla a seguito dell'invenzione, da parte sua, di un inesistente secondo nome, che viene solitamente interpretato, in maniera erronea, come Maria



Cipolla fin da giovane aveva sempre desiderato insegnare storia e filosofia in un liceo; si iscrisse dunque alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pavia dove, grazie al professor Franco Borlandi, esperto di storia economica medievale, scoprì la propria passione per la storia dell'economia. Dopo la maturità studia alla Sorbona di Parigi e alla London School of Economics.
Cipolla ottiene la sua prima cattedra di storia dell'economia a soli 27 anni (1949) a Catania. Sarà soltanto la prima tappa di una lunga carriera universitaria in Italia (Venezia, Torino, Pavia, Scuola Normale Superiore di Pisa e Fiesole) e all'estero. Nel 1953 Cipolla si reca negli Stati Uniti come Fulbright fellow, e nel 1957 sarà visiting professor all'Università di Berkeley in California, prima di essere nominato full professor due anni più tardi. Proprio negli Stati Uniti aggiunge una M come iniziale di un secondo nome, che però all'anagrafe non ha[1], ma che conserva per le sue pubblicazioni, anche per distinguersi da studiosi omonimi, come lo storico Carlo Cipolla (1854-1916).
L'Università di Pavia gli ha conferito una laurea honoris causa nel giugno 1992 e gli ha intitolato il Dipartimento di Scienze Storiche e Geografiche, il quale lo ricorda ogni anno con una conferenza di argomento storico nella settecentesca Aula Foscoliana
Quando Cipolla inizia ad affrontarne lo studio, la storia economica, in Italia, è soprattutto descrittiva, senza ambizioni di analiticità. Egli comprende che dietro alle fluttuazioni delle valute e ai cambiamenti economici si nascondono gli uomini, guidati dalle loro mentalità altrettanto fluttuanti, ma anche che, senza questi strumenti della teoria economica, gli eventi del passato sono spesso muti e inespressivi.
Cipolla si divertì ad "approfondire" il tema della stupidità umana formulando la famosa teoria della stupidità, enunciata nel suo libello intitolato The Basic Laws of Human Stupidity (stampato per la prima volta nel 1976 come regalo di Natale per gli amici[1]) poi pubblicato in italiano nel 1988 come Allegro ma non troppo (Il Mulino, 1988, ISBN 8815019804) e tradotto in almeno 13 lingue. Questo volume riunisce, insieme al saggio sulla teoria della stupidità, un altro libriccino stampato dalla stessa casa editrice nel 1973, sempre in inglese e sempre come regalo natalizio. La prima vera edizione inglese arriva soltanto nel 2011
fonte: Wikipedia
Teoria della stupidità
Carlo Maria Cipolla, professore emerito ci lasciò in eredità la brillante Teoria della stupidità. Egli indagò il comportamento umano considerando due variabili:
1. i vantaggi che l’individuo reca a sé stesso,
2. i vantaggi che l’individuo reca alla collettività.

Studiando l’incrocio di queste variabili in un grafico a quadranti, secondo le diverse transazioni possibili, Cipolla individuò quattro categorie di persone:
L’asse X rappresenta il vantaggio (o svantaggio) che una persona ottiene dalle proprie azioni. L’asse Y rappresenta il beneficio (o danno) causato ad altri dalle azioni di quella persona.
I intelligente: vantaggi a sé e agli altri;
B bandito: vantaggi a sé e svantaggi agli altri;
S stupido: svantaggi a sé e agli altri;
H sprovveduto: svantaggi a sé e vantaggi agli altri.



A seconda di dove si collochi il punto di incrocio tra le coordinate, possiamo rilevare un grado piú o meno elevato di intelligenza, stupidità, banditismo eccetera.

Quelle che seguono sono le famose Cinque leggi della stupidità.

Prima legge

Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
La stupidità è sempre esistita ed esisterà sempre, ma non è cosí ovvio questo postulato, poiché, sottolinea Cipolla, le persone che ci sembravano razionali e intelligenti si rivelano all’improvviso inequivocabilmente e irrimediabilmente stupide, e quasi ogni giorno si è intralciati e ostacolati nella nostra attività da individui stupidi, che inaspettatamente ci troviamo tra i piedi nei luoghi e nei momenti meno opportuni. Cipolla osserva pure che è impossibile attribuire un valore numerico alla frazione di persone stupide rispetto al totale della popolazione, e, sarcasticamente, afferma che qualsiasi stima sarebbe un’approssimazione per difetto...

Seconda legge

La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
Lo stupido è irriconoscibile a priori. Se si studia la frequenza della stupidità in un campione di bidelli, si scopre che essa è piú alta del previsto. È facile ipotizzare che il risultato sia dovuto al basso livello di istruzione o al fatto che le persone piú intelligenti ottengono piú facilmente un lavoro piú qualificato, ma se si ripete l’osservazione tra gli studenti e i professori, la diffusione della stupidità è praticamente la stessa!
Cipolla sostiene che non vi sia alcuna differenza imputabile a variabili come razza, colore, etnia, cultura, livello scolastico eccetera: la stupidità è democratica e “politicamente corretta”...

Terza (e aurea) legge

Una persona è stupida se causa un danno a un’altra persona o ad un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno.
La legge aurea si commenta da sé.

Quarta legge

Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.
Gli stupidi sono piú dannosi dei banditi.


Quinta legge

La persona stupida è il tipo di persona piú pericoloso che esista.
Le persone intelligenti, per quanto ostili possano essere, sono “prevedibili”, mentre gli stupidi non lo sono. E quando il numero degli stupidi (in un gruppo o in un Paese) diviene maggiore di quello delle persone intelligenti, inizia una devastante fase di declino.
Attenzione: prima di pensare all’applicazione di quanto letto agli altri, vale la pena fare una bella riflessione su noi stessi. E se ci comportassimo stupidamente molto più spesso di quanto pensassimo?!?
 

Cipolla vede gli stupidi come un gruppo di gran lunga più potente delle maggiori organizzazioni come le mafie o le lobby industriali, non organizzato e senza ordinamento, vertici o statuto, ma che tuttavia riesce ad operare con incredibile coordinazione ed efficacia.

Alla fine gli stupidi sono "irresponsabili" ed è pieno il mondo di uomini in gruppo irresponsabili che dettano regole che stimolino più o meno altri uomini (la società) a fare cose irresponsabili... una speranza c'è...io penso che a volte sono le persone che nessuno immaginava che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.



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